LA MALAGA DEL FOOD & WINE di Francesca Fiocchi

Ma dove bere bene restando a Malaga? Magari accompagnando un bicchiere di vino locale con una buona ristorazione? Anticipo che si può mangiare benissimo in location mozzafiato spendendo cifre più che oneste.

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Uno dei punti i riferimento della movida di questa città fresca, dinamica e coinvolgente è sicuramente El Pimpi, il ristorante vip di Pepe Cobos nel cuore di Malaga, aperto dal 1971. Siamo a pochi passi dal museo di Pablo Picasso. El Pimpi ha visto passare, fra gli altri, la Picasso family, Carmen Thyssen e Antonio Banderas: il famoso attore malagueño, cui è dedicato il paseo maritimo (il lungomare), si vede spesso in città, dove è coinvolto in numerose iniziative a sfondo sociale. L’antica taverna occupa un palazzo del XVIII secolo. L’atmosfera è festaiola, ingentilita da uno splendido giardino interno con piante rampicanti e da più sale discontinue molto colorate dove è possibile cenare tra vecchie barrique disposte col sistema cryadera y solera. La Sole del Pimpi è il nuovo spazio enogastronomico, dove mangiare e bere cocktail sublimi, annesso al corpo centrale più antico, dalla caratteristica struttura in legno opera di Miguel Seguí: la sua forma architettonica richiama il sole di Picasso, di Malaga, dell’intera Costa del Sol. Cucina mediterranea, spagnola, per vegetariani, opzioni vegane e menù senza glutine. E naturalmente le tapas: il salmorejo, la tortilla de patatas, l’ensalada malagueña. Da non perdere la paella de calamares y mariscos, la carillada iberica al oloroso, la tarta de queso viejo e la carne di toro. La carta vini è di qualità e offre molti spunti per chi è in cerca di prodotti locali particolari. Noi pranziamo con un’ottima hamburgesa de rabo de toro (tenerissima!), una ensalada rusa con langostinos (gamberoni in insalata russa) e un’insalata di frutti di mare con tonno all’arancia e verdure. Abbino due vini rossi da vitigni internazionali per curiosità, per capire come si acclimatano nel sud dell’Andalusia: il Syrah Pernales Coupage 2014-2015 di Malaga Virgen e il Cabernet Franc Tagus 2015 di bodega Excelencia.

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Il Pernales, 18 mesi di crianza in barrique nuove di rovere francese (80%) e americano (20%), più ulteriori 6 di affinamento in bottiglia, è un tinto ampio nella sua espressività gustativa e nella trama olfattiva. La complessità aromatica tipica del Syrah della Valle del Rodano è arricchita di profumi della macchia mediterranea: coltivato in ambienti caldi il Syrah sprigiona meglio le sue caratteristiche aromatiche. Al naso e in bocca è un’esplosione di frutta nera matura, ciliegia, liquirizia e violetta. Lungo, intenso, potente, con un ritorno di eleganza speziata e prugna, di tostato, note di cioccolato e tabacco. Di struttura e con tannini integrati, maturi e nobili. La voluminosità è tattile. Seducenti le sensazioni mentolate e affumicate. Al nostro tavolo finisce subito.

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L’altro vino è il Tagus 2015, un Cabernet Franc  molto fruttato, minerale, con piacevoli note fumé. Meno aromatico del Syrah, gioca sul filo dell’eleganza con una bella carica balsamica su sottofondo erbaceo. Aromi terziari di caffè e profumi di torrefazione. In bocca il tostato della barrique si sente. Tannini ben presenti, vibranti: nel complesso buona acidità e bella struttura, equilibrato.

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Altro tempio gourmet è la La Luz de Candela: 11 tavoli, cuoco francese e gestione spagnola, con una cucina di stagione freschissima e “slow”. Stupisce con combinazioni originali e presentazione dei piatti. Ideale per cene romantiche. Ottima la carta vini, che propone punte di eccellenza  delle piccole cantine del territorio, come il Vega del Geva di Francisco e Miguel Perez Hidalgo.

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Los Patios de Beatas è vinoteca, tapas bar e ristorante a soli 50 metri dal museo Pablo Picasso. È il regno degli amanti del vino: più di 600 etichette, grande selezione, anche qui valorizzazione estrema della produzione locale. A colpirmi qui sono i vini bianchi secchi del nuovo progetto di Juan Munoz (Cabrera-Dimobe), quarta  generazione di viticoltori, che con l’amico enologo Vicente Inat realizza un sogno chiamato Viñedos Verticales, una nuova bodega nell’Axarquia: terra dalle grandi pendenze (fino al 60%), a picco sul mare, suoli di ardesia, vigne vecchie e altitudini fra 40 e 900 metri. Varietà regina è il moscatel, seguita da pedro ximenez, doradilla e romé. Per chi non lo sapesse Vicente Inat è un enologo di grande talento delle bodegas Descalzos Viejos e Lunares di Ronda. Descalzos Viejos è una delle bodegas più belle dell’Andalusia, ricavata in un monastero del XVI secolo e circondata da tre parchi naturali, con vini ricchi di sapori e profumi fruttati. Tornando a Viñedos Verticales, i vini che mi sento di consigliare sono Filitas y Lutitas e la Raspa. Il primo, da uva moscatel (90%) e pedro ximenez (10%), è di un magnifico colore giallo oro. In bocca è saporito, con volume, buona acidità e intensi richiami di brandy, visto che la sua particolarità è proprio quella di fermentare in barrique centenarie di questo distillato. Solo 4400 bottiglie. La Raspa, invece, è  un vino leggero, secco e molto aromatico da moscatel (70%) e doradilla. Ma a Los Patios de Beatas è possibile trovare anche splendidi vini freschi e minerali galleghi o l’ottimo tempranillo del villaggio Quintana del Pidio-Burgos, o  l’eccellente vino di Cadice da uva autoctona tintilla di rota. C’è veramente l’imbarazzo della scelta.

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Per un’ esperienza immersiva  nel paesaggio non c’è posto migliore della terrazza dell’Alcazaba, un roof top o bar salotto indimenticabile, con vista sulla splendida fortezza di epoca musulmana e sul castello di Gibralfaro: castello le cui muraglie è possibile percorrere per godere una vista panoramica su tutta Malaga, sullo sfondo l’Africa. Spiccano in alcuni punti anche i vestigi delle prime ciminiere industriali della città del XIX secolo. Di notte il romanticismo è assicurato.

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Non si può visitare Malaga trascurando l’Antigua Casa de Guardia, una taverna storica, di grande fascino e attrazione, la più antica della città, con ottimi vini, famosa perché il conto si fa con il gessetto sopra il bancone. Caratteristico bere un bicchiere direttamente dalla barrique, accompagnandolo con saporitissime tapas, prima di andare a pranzo o cena da un’altra parte. Il tempo sembra davvero essersi fermato. E la qualità è assicurata da me! Potete gustare un vino di Malaga o uno straordinario Manzanilla, il vino bianco secco da uva palomino del Marco de Jerez, ma invecchiato in botti di legno americano, sotto uno strato di flor che lo protegge dall’ossidazione, nella circoscrizione di Sanlucar de Barrameda. Manzanilla splendidamente minerali, sapidi, salmastri, dal profumo di fiori e paglia secca, di mandorla, miele, camomilla e tè… Ma potrei continuare! Avendo una bassa gradazione alcolica il Manzanilla è consigliato come aperitivo. Io invito a degustarlo lentamente per seguirne l’evoluzione aromatica e gustativa in continuo incessante divenire.

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In un tour gastronomico che si rispetti non può mancare un altro tempio del mangiar bene: il Mercado Central Atarazanas, per me tra i migliori per la frittura di mare, preparata al momento dopo aver scelto il pesce, e per i calamares, serviti nel caratteristico “coppo”.  Ma anche la brocheta di langostinos (lo spiedino di gamberi) merita un assaggio. Da accompagnare con uno dei tanti vini bianchi secchi della zona, che trovo di qualità superiore ai rosati. È un’esperienza divertente aggirarsi tra gli stand folkloristici di questo strepitoso mercato alimentare, con vetrate colorate raffiguranti la città, dove si trovano materie prime di assoluta qualità dalla verdura al pesce appena tolto dalle reti ai tagli di carne, e dove è possibile concedersi una pausa pranzo veloce nei numerosi chioschi ospitati al suo interno: uno vale l’altro per chi è amante del pescados o dell’hamburgesa di toro. Per non parlare del saporito e inimitabile jamon (prosciutto) iberico tagliato al momento. La spesa? Si va dai 10 ai 20 euro al massimo mangiando veramente di qualità. Il mercato è costruito su un cantiere navale di origine nazarí del quale conserva un’imponente porta di marmo.

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Al Vincci Hotel, dove ho soggiornato, ho provato diversi vini, tutti interessanti. Ne segnalo due. Il primo è Los Frontones 2008, un crianza di Ronda (88 punti guia Penin per il 2013) di bodegas Excelencia, da uve Syrah e a scalare cabernet franc, cabernet sauvignon e tempranillo. Dodici mesi in barrique nuove di rovere francese di differenti tostature. Ampio, lungo, tannini maturi, invecchiato magnificamente e senza note ossidative. Può andare avanti ancora. Il secondo è il Syrah Crianza Lagar de Cabrera di bodegas Dimobe. Syrah che cresce a 700 metri di altitudine. Dodici mesi in barrique di rovere francese e americano, elegante, aromatico, untuoso.

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Il gran finale non può che essere al ristorante Abades, a Ronda, con vista sul Tajo e con affaccio sulla Plaza de Toros, una delle più antiche arene spagnole e la prima in cui si svolse una corrida. La cucina tradizionale strizza l’occhio alla modernità. Da non lasciarsi scappare le saporitissime milhojas de foie con queso de cabra y manzana caramelizada (simil polpettine con fegato, formaggio di capra e mela caramellata), un piatto che unisce il dolce con il salato, ottimo come antipasto, e che interpreta divinamente anche il super chef Dani Garcia nel suo ristorante di Marbella con giardino subtropicale (due stelle Michelin). Carta vini ampia, con le migliori selezioni di Ronda e non solo. Più che il pranzo consiglio la cena sulla spettacolare terrazza, quando un sottofondo di arpa e centinaia di candele illuminano tutta la Serrania sottostante. Da godersi come se non esistesse un domani. Tres chic!!

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(In foto, vista su Malaga al tramonto dall’Alcazaba)

Malaga, una città con due anime: una turistica, per chi della Costa del Sol ama il mare, e una che corre su un altro binario e intreccia storia, arte, cultura, vino. Capirne la differenza è fondamentale. Fa la distinzione fra un vacanziero e un viaggiatore.

Photogallery del Pimpi, Malaga:

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Livin’ Malaga!