STOP AND GO IN OLTREPÒ PAVESE, A VALDAMONTE, DA ALBERTO FIORI di Carlo Aguzzi 

È notizia di questi giorni l’assegnazione di una delle quattrocentosessantasette “Corone”, ambito riconoscimento della guida Touring Vinibuoni d’Italia, al Bonarda Doc 2014 dell’azienda agricola Valdamonte, del giovane Alberto Fiori, inserita tra le undici migliori aziende di Lombardia. Bonarda ottenuto da uva croatina in purezza, che esalta magnificamente e con buona persistenza gusto olfattiva la tanto apprezzata tradizione locale dei ravioli al sugo di brasato. Qui, si sa, se non c’è un buon bicchiere di Bonarda in accompagnamento, i ravioli non sono ravioli. Incuriositi, decidiamo di capire chi c’è dietro questo riconoscimento, la storia famigliare che ne sta alle spalle e che, come abbiamo già spiegato, fa la differenza tra un bicchiere di vino e un altro. 

È un afoso pomeriggio che precede Ferragosto. Arriviamo a Valdamonte, frazione di Santa Maria della Versa, sessanta gli abitanti, in quel lembo dell’Oltrepò Pavese che confina con i Colli Piacentini. Tutt’intorno vigneti pettinati come giardini si alternano a boschi spontanei. Ad accoglierci la gentile ospitalità dei padroni di casa: i genitori e lo zio di Alberto. Sui loro volti si legge tutto l’amore per questa terra e per una tradizione che continua grazie alla svolta impressa all’azienda cinque anni fa quando, fresco di una laurea in Enologia, Alberto decide di rischiare e investire nel mondo del vino.

Quella di Alberto Fiori è una storia di grandi passioni e tanto lavoro, che ha attirato l’attenzione della guida Slow Wine 2015. Lavoro prima di tutto in vigna, ad osservare meticolosamente i famigliari, vendemmia dopo vendemmia. Per capire e imparare. E per poi metterci del suo. Una cantina giovane nel panorama oltrepadano, anche se vanta una tradizione centenaria nel mondo vinicolo. Umberto Fiori, bisnonno di Alberto, è socio fondatore della Cantina sociale La Versa nel 1905. Dopo di lui il figlio Ezio ed i nipoti Luigi e Giuseppe hanno continuato a conferire le uve. La svolta avviene nel 2009, quando Alberto, classe 1986, figlio di Luigi, decide di vinificare in proprio, quasi a voler intraprendere una sfida con se stesso. E, forte dei preziosi consigli dello zio Giuseppe, approfondisce gli studi, alla continua ricerca di metodi colturali volti a ridurre al minimo l’impatto ambientale dei vigneti, corpo unico con l’azienda e dislocati tra i trecento e i trecentocinquanta metri di altitudine.

La sala degustazione è un open space semplice e molto arioso che coniuga modernità e stile rustico. Le bottiglie di vino, classici della tradizione locale oltrepadana – tra cui Bonarda, Barbera e Pinot nero vinificato in bianco – spiccano tra i piccoli e grandi capolavori artigianali di Paolo Maiolo, già maestro bottaio in Broni e di cui Alberto esibisce una fiera parentela di parte materna. Annualmente la produzione si attesta sulle quindicimila bottiglie ma si conta di poterle incrementare ulteriormente vista la potenzialità dei vigneti.

Il Bonarda 2014, fresco di premio, si erge in bella mostra. Decidiamo di degustare un altro vino, per approfondire la conoscenza di questa azienda. La scelta ricade su un rosso Igt vendemmia 2013 ma appena nato, non ancora sul mercato e con una produzione limitatissima, a base di uve croatina ((80%) e  barbera (20%). Il nome è intrigante: Il Colonnello, in ricordo di un avo della famiglia Fiori. Questo stupendo angolo vinicolo era un tempo chiamato Antico Piemonte (annesso ai Savoia) ed il fratello di Umberto Fiore fu un valoroso militare che con il grado di colonnello contribuì alla repressione del brigantaggio durante i primi anni dell’Unità d’Italia.

In omaggio al carattere forte e deciso di quel colonnello è nato questo vino, che forse vuol rispecchiarne le caratteristiche: di buon corpo e buon grado alcolico, di possente struttura, ricavato da uve surmature e affinato per circa sei mesi in barrique di secondo passaggio. Alla vista si presenta di colore rosso rubino. All’olfatto emergono sentori di viola e piccoli frutti rossi che lasciano spazio successivamente a note di tabacco e liquirizia. In bocca è possente, di razza, elegante, con note di tannino moderate dalla morbidezza dell’alcol. In poche parole è caldo, morbido ed avvolgente. Vi consigliamo di abbinarlo a una ganassina di manzo con polenta o, perché no, a una zuppa di fagioli e cotiche di una buona osteria locale.

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